Oggigiorno uno psicoterapeuta ha l’obbligo di adeguarsi ai tempi, intercettando i bisogni degli individui e offrendo professionalità e competenze a seconda delle richieste o problematiche che emergono durante il setting.
Il mio obiettivo di diagnosi, cura e prevenzione delle patologie mentali, nel corso degli anni è andato modellandosi intorno ad un benessere che non riguarda solo la riorganizzazione degli aspetti psicopatologici, ma anche degli aspetti esistenziali (come la gestione di un lutto, l’interruzione di una relazione affettiva, una malattia cronica o la perdita del lavoro).
Le mie competenze nell’ambito della psicoterapia, della mindfulness, dello PSYCH-K® dell’EFT e della Self compassion, coltivate in anni di corsi e di studi, mi hanno permesso di “lavorare” con il paziente su tutti questi aspetti in modo integrato, dosandoli sapientemente (là dove necessari), in un approccio olistico in cui i vari interventi si integrano e crescono insieme, sostenendosi ed influenzandosi l’un l’altro, al fine di accompagnarlo verso una salute a 360 gradi.
Tutto questo richiede una diversa modalità di lettura e di proposta (non sempre e necessariamente farmacologica e psicoterapeutica), come ad esempio la messa a fuoco delle parti sane dell’individuo, le sue modalità relazionali, la rivisitazione di uno stile di vita o il ribilanciamento degli emisferi cerebrali per una migliore gestione della reattività; tutti ambiti che passano attraverso l’incontro col proprio corpo, la gestione delle proprie emozioni, il riconoscimento di “bias” condizionanti piuttosto che un focus sulla qualità del sonno, sugli stili alimentari e sulle dinamiche relazionali.
Sono fermamente convinta che lo psicoterapeuta, attraverso le sue competenze scientifiche e delle modalità relazionali di accoglienza, empatia, lucidità e ascolto consapevole, debba essere al servizio del paziente e diventare un “trait de union” affinché la persona impari a riconoscere la sua parte sana, ed esprimere appieno il suo potenziale.