In questi mesi post lockdown, ho la sensazione di aver varcato la soglia e di essermi ritrovata, come Alice mentre rincorre il Bianconiglio, in un mondo surreale.
Mi guardo intorno e vedo gente che invoca a gran voce il ritorno alla normalità, ma… “quale” normalità? Ne stiamo ripercorrendo le orme sperando di ritrovarla; ne riproponiamo i gesti, come in una pièce teatrale ormai obsoleta: facciamo apparentemente le stesse cose di prima, abbiamo gli stessi obiettivi… Insomma, cerchiamo disperatamente di tornare ad una parvenza di normalità, che ormai però non ci appartiene più. Noi… tutti noi, in realtà ne siamo già lontani. Ma continuiamo ad aggrapparci ad essa per la profonda paura del nuovo…dell’incognito…
Mai come in questo periodo si parla di salute e di guarigione: in realtà, oltre alla curva dei contagi giornalieri, c’è ben altro da cui dovremmo guarire: lo stress da Covid è qualcosa che non accenna a calare, perché nessuno di noi lo ha mai vissuto prima e non è certo il farmaco o una ricetta medica che ce lo risolvono.
Siamo di fronte ad un mondo nuovo e ad una realtà inesplorata, che possono sicuramente prendere la forma di un profondo disagio, se diamo spazio ad una incapacità di adattarci, alla paura e alla incertezza esponenziale che questi tempi generano in noi. Ma allo stesso tempo siamo di fronte ad una opportunità unica: quella di proporre a noi stessi un nuovo modo di vivere, con nuove condizioni da risvegliare dentro di noi, nuovi valori da costruire, nuovi modi di relazionarci.
La guarigione, quella vera e profonda, è anche avere dentro e guardare le cose con una nuova prospettiva. E voi, cosa avete trovato al di là di quella porta?