In ogni settore, se non si è “addetti ai lavori”, si rischia di incappare in esperienze deludenti o semplicemente inefficaci. E anche nella scelta di un metodo di psicoterapia, tale rischio esiste. Questo perché diventa difficile districarsi in un ginepraio di scuole, cosa resa ancor più complessa dal fatto che anche all’interno di uno stesso indirizzo, ci sono tante varianti. Ad esempio, nella psicoanalisi possiamo distinguere l’orientamento freudiano, da quello junghiano o lacaniano. Nell’indirizzo cognitivo comportamentale possiamo spaziare dal comportamentismo più di tipo skinneriano, al cognitivismo di Beck, alla R.E.T. (rational emotive therapy) di Ellis fino al costruttivismo post razionalista di Guidano. Per non parlare poi di tutte le altre scuole tipo la ericksoniana, rogersiana, bioenergetica, relazionale….
Entrare nel merito delle differenze tra i presupposti teorici di ciascuna (lì dove esistono!) richiederebbe (e non basterebbe) un corso di laurea e non sarebbe nemmeno di aiuto al semplice utente che si pone questa legittima domanda, per essere indirizzato.
Quindi la domanda su quale sia il metodo migliore, presuppone che alla base dei risultati ottenuti, vi sia l’orientamento proposto ed utilizzato. In realtà non è proprio così. Sicuramente, per grandi linee i modelli sono diversi tra di loro e alcuni sono più efficaci di altri, soprattutto quelli validati da ricerche scientifiche e che hanno alla base dei solidi fondamenti epistemologici.
Poi però, a fare la differenza ci sono molte altre variabili:
- Il tipo di problematica che la persona presenta: ad esempio, ci sono alcuni metodi che funzionano meglio per determinati disturbi ed in determinati setting (familiare, individuale, di gruppo); altri metodi che hanno migliori risultati con alcuni individui piuttosto che con altri.
- Gli anni di esperienza del terapeuta: anche questo è un requisito importante per una terapia di successo, in quanto il numero dei pazienti seguiti negli anni ci regala quella maturità necessaria a saper valutare quando e come stabilire la frequenza degli incontri, la durata, gli obiettivi e la metodologia per raggiungerli.
- Le qualità attitudinali del terapeuta: queste riguardano tutti gli aspetti caratteriali innati o acquisiti dal professionista (ad es. con degli appositi training di mindfulness), che entrano in gioco nella relazione e fanno la differenza. Tra questi ci sono la pazienza, la capacità di ascolto, il poter essere accoglienti, la chiarezza mentale e molte altre.
- L’alleanza terapeutica: Il successo di una forma di psicoterapia rispetto ad un’altra dipende molto dalla relazione che si viene a creare tra cliente e psicoterapeuta e cioè da quella che viene definita l’alleanza terapeutica, che si basa sia sulla sintonia che si sviluppa tra le due realtà in gioco.
In alcuni studi si è evidenziato che più essa è forte e più c’è correlazione con una psicoterapia di successo. In sostanza, se la terapia funziona, lo si deve, per il 30% o più proprio alla solidità dell’alleanza terapeutica.
In conclusione, non si può definire un metodo migliore rispetto ad un altro: ognuno è valido per gli scopi per cui è stato pensato e sviluppato, ma la differenza la fanno sicuramente gli aspetti sopra descritti.
E quando mi sento chiedere che tipo di psicoterapia faccio, spesso mi viene da sorridere. Potrei rispondere in un attimo, designando il nome della scuola da cui provengo, ma come spiegare tutti i master seguiti nei decenni, le varie formazioni a cui ho partecipato, gli anni trascorsi a fare psicoterapia su di me per lavorare su alcuni tratti caratteriali, l’incontro in supervisione con alcuni maestri dai quali ho tanto imparato? Tutto questo, si è fuso in me in una alchimia che non può essere circoscritta alla scuola di appartenenza e che, come per ogni altro collega, ha reso “unico” il mio modo di lavorare.
Vittorio Guidano, mio professore di specializzazione, diceva che la psicoterapia non è un franchising, ma assomiglia ed è un po’ come un’arte… che si impara sul campo, paziente dopo paziente…ed ora penso che avesse proprio ragione.