Teresa era arrivata al capolinea. Le cure per al sua malattia, le avevano concesso svariate proroghe ma lei sapeva di avere i giorni contati. Sua figlia, diciottenne, era disperata, ma non lo dava a vedere… Vennero insieme per un colloquio senza avere ben chiaro come procedere: ognuna voleva aiutare l’altra, ma non sapevano bene come fare.
Stavo per partire con il percorso MBSR (della riduzione dello stress attraverso la consapevolezza) di lì a giorni e dopo un accurato colloquio, proposi loro di farlo entrambe e insieme: sarebbe stato un buon modo per prendersi cura, (ognuna) del proprio dolore e per ritrovarsi unite in un cammino di consapevolezza comune, dove avrebbero potuto sostenersi a vicenda. Durante il corso, nelle condivisioni, spesso raccontarono al gruppo che gli esercizi di consapevolezza che dovevano svolgere a casa, li facevano insieme. Era diventato il loro tacito appuntamento giornaliero, nel quale si ritrovavano accanto, anche senza parole.
Poco dopo la fine del corso, venni a sapere che Teresa ci aveva lasciati. Non dimenticherò mai però, il suo sguardo sereno e pieno di gratitudine, quando venne a salutarmi alla fine del corso. Senza dover necessariamente fare qualcosa di speciale, con la sola “presenza” e in silenzio, si erano prese profondamente cura l’una dell’altra.
Esistono molti momenti della vita in cui un protocollo MBSR può essere di aiuto. In genere, la nostra costante ricerca di una risoluzione duratura e definitiva del problema, ci porta a scartare tutto il resto che può venirci in aiuto, senza renderci conto che non sempre (e non in tutti i casi della vita) la soluzione può essere quella di “uscire” dal problema. Talvolta, secondo me, per tutti noi è necessario riuscire a imparare a “starci dentro”…