Stavo riflettendo su quanto, questo momento di grave difficoltà del paese, si rifletta anche su adolescenti e giovani. I media ci raccontano sempre più spesso di maxi risse e di assembramenti volutamente ribelli disconfermanti le regole vigenti. Un’ altra fetta di popolazione giovanile trascorre ore rintanata nella stanza davanti ad internet e videogiochi. Infine, negli ultimi mesi pare che la seconda causa di morte tra i ragazzi dai 15 ai 24 anni sia il suicidio.
Tutti evidenti sintomi di un disagio dilagante.
A monte, da qualche decennio ormai le figure genitoriali sono sempre più inadeguate al loro ruolo, in quanto incapaci di offrire una educazione globale e un contenimento emotivo dei ragazzi.
In questo scenario già preoccupante però, l’effetto pandemia sta facendo il resto: lockdown, scuole chiuse ed impossibilità di relazionarsi con i coetanei, stanno innescando pericolose bombe ad orologeria. A livello neuroscientifico sappiamo che il senso di allarme, di minaccia e di pericolo costante, nel cervello e specificatamente nel sistema limbico, possono sviluppare una reattività notevole, che potrebbe tradursi in modalità aggressive (verso di sé e verso gli altri) o comportamenti antisociali di vario livello. In un cervello adolescente, dove la corteccia cerebrale non è ancora in gradi di contrastare la spinta impulsiva del sistema limbico, il rischio è maggiore.
Cosa fare?
I mondi degli adolescenti e degli adulti sono sempre più distanti e questa distanza siderale aumenta ogni giorno di più, anche a causa della tecnologia e della loro comunicazione attraverso i social, alla quale noi adulti siamo completamente tagliati fuori.
Allora io penso che sia necessario ed urgente, creare spazi di colloquio e di ascolto (nelle famiglie in primis e nelle scuole) dove genitori e/o figure professionali quali gli psicologi, possano dedicare tempo e strumenti specifici, all’accogliere questo disagio facendolo fuoriuscire senza farlo esplodere. Una educazione alla consapevolezza, come substrato educativo (sempre presente e trasversale) nei contesti scolastici ed istituzionali, può sicuramente aiutare l’adolescente a riconoscere meglio il suo bagaglio emotivo e a gestirlo in modo adeguato.
Dott.ssa Loredana Vistarini