Ansia: il mio approccio terapeutico

9 minuti di lettura

Chi non ha mai vissuto preoccupazioni riguardo alla propria salute, ad una relazione affettiva o ad una situazione lavorativa? Sicuramente tutti.

All’interno di un determinato range, l’ansia è uno stato emotivo naturale, che determina nella persona,  un aumento dell’arousal neurovegetativo per segnalare situazioni di allarme (es. macchina che sta per investirci) o per mobilitare le risorse personali fisiche  e mentali in situazioni impegnative  (es.  colloquio lavorativo o  esame.). Essa ha quindi una valenza funzionale alla sopravvivenza della specie  e di solito termina quando lo stimolo si esaurisce.

Cosa è il GAD

Quando però questo stato di attivazione perdura nel tempo, è indipendente  da fattori esterni oppure è eccessivo in intensità, durata o frequenza rispetto alle circostanze di vita reale, (maggiore di 4- 6 mesi) allora siamo di fronte ad un disturbo clinicamente definito dal DSM-5 come GAD (disturbo di ansia generalizzato).

Le frasi ricorrenti che i pazienti possono riportare in seduta sono:

“non riesco a rilassarmi mai”,

“è come se dovesse succedere qualcosa da un momento all’altro” 

“se di  notte mi sveglio, non riesco più a riaddormentarmi perché  penso a tutto ciò che non va”

“Finchè mio figlio/a non rincasa, ho sempre  paura che possa succedergli qualcosa”   

“mi sento sempre sul filo del rasoio senza capire perché” 

“Non riuscirò mai a controllare questa preoccupazione”

“se continuerò a preoccuparmi così va a finire che impazzisco”. 

“se smettessi di preoccuparmi e succedesse qualcosa di brutto, sarebbe colpa mia”

“se mi preoccupo capisco meglio come affrontare il problema, così posso  tenere sotto controllo la mia ansia”.

Da alcuni studi epidemiologici negli USA (APA, 2013) esiste una incidenza del disturbo nella popolazione dal 3 all’8% e compare tra i 20 ed i 40 anni (più frequentemente nelle donne).

Quali sono i sintomi

La caratteristica principale del disturbo d’ansia generalizzato riguarda uno stato di costanti apprensioni non sempre facili da definire ma numerose al punto da diventare continue. Potremmo definirle paure di eventi catastrofici futuri (che di solito  non accadono su un piano reale) riguardo a  vari ambiti della vita quotidiana: famiglia, affetti, situazione economica,  lavoro e  salute.  (Roemer et al., 1997) Esse sono spesso accompagnate da emozioni di allarme e di  inquietudine, che generano una  abbondante e varia sintomatologia, sia nella sfera psichica che in quella somatica:

  • Irrequietezza, irritabilità,  difficoltà nel sonno.
  • Sensazione di fatica. Difficoltà di concentrazione e memoria
  • Tensioni muscolari, contrazioni, cefalee.
  • Nausea, diarrea e sindrome del colon irritabile.
  • Respiro affannoso,  tachicardia,  sudorazione,  bocca secca riguardano invece l’iper attività del sistema neurovegetativo.

E’ importante ricordare che il GAD ha sintomi che vanno distinti da sintomi simili, però riguardanti altri disturbi psichiatrici quali ipocondria, disturbo post traumatico  da stress e disturbi alimentari. Quindi è sempre opportuno fare una diagnosi differenziale attraverso un colloquio clinico.  

Quali sono le cause 

Le cause del GAD possono riguardare aspetti  psicologici, biologici o ambientali, quindi si parla di un disturbo a genesi multifattoriale.  

Tra i primi fattori di rischio, sicuramente ci sono stress riguardanti alcuni  cambiamenti di vita importanti (es. la fine di una relazione affettiva, un lutto o un cambio di lavoro)

Un altro fattore riguarda gli aspetti caratteriali della persona: solitamente chi soffre di GAD è una persona  emotivamente fragile, introversa e con tendenza alla preoccupazione.

Oppure il GAD si può manifestare durante  una malattia di tipo cronico o altamente invalidante.

Quale è l’evoluzione
L’ansia generata da queste costanti preoccupazioni dà luogo ad un loop (circolo vizioso) che continua ad aggravare i sintomi e le difficoltà nella vita quotidiana, impattando a lungo andare sul rendimento lavorativo  e sulla qualità dei rapporti familiari  e sociali.

Una frequente complicanza è l’utilizzo smodato di alcool o farmaci (ansiolitici, antidolorifici, stimolanti o ipnotici) come estremo tentativo di gestione del problema.

Come si cura

Generalmente La cura del disturbo d’ansia generalizzata prevede, due possibili percorsi terapeutici: la psicoterapia (la più efficace secondo molti studi è la cognitivista) e la terapia psicofarmacologica (che  prevede l’utilizzo di diverse tipologie di farmaci di nuova generazione come antidepressivi  e benzodiazepine). Quando è necessario questi percorsi terapeutici possono essere proposti  ed effettuati anche in maniera congiunta.

Il mio approccio di psicoterapia e mindfulness congiunti                   

Il cognitivismo costruttivista, al quale appartengo, oltre ad occuparsi dei meccanismi mentali di mantenimento del problema, lavora nella direzione di aiutare il paziente a comprendere il senso ed il significato dello scompenso in atto, riguardo alla sua storia di vita ed al contesto.  Parlando del sintomo quindi, (se è presente)  possiamo dire che non va eliminato o corretto, ma è qualcosa che è stato  funzionale alla  persona per mantenere il suo equilibrio, anche se ha richiesto un alto costo emotivo. Attraverso un cammino di terapia, la persona inizia a comprendere il funzionamento del proprio  sé, impara a riconoscere la sua struttura di personalità  e pian piano prova a  costruire modalità alternative, più funzionali. In questa ottica lo scompenso ed i sintomi ad esso collegati, scompaiono nella misura in cui si raggiunge una maggiore consapevolezza di sé  e delle proprie potenzialità.

Per aumentare e dare concretezza a una consapevolezza che troppo spesso resta solo sul piano cognitivo, quando è il caso e quando il paziente è pronto, propongo alcuni approfondimenti teorico/esperienziali attraverso momenti di mindfulness individuale, a seconda del problema presentato, quindi diversi da caso a caso. Così facendo, la mindfulness va ad ampliare una base esperienziale attraverso la quale la persona comincia a riconoscere stati emotivi  e attivazioni corporee legate ai sintomi, imparando a gestirli autonomamente. Inoltre, l’ integrazione della mindfulness  con un percorso di psicoterapia, permette al paziente   di modificare  il suo approccio con la problematica presentata, aiutandolo in un processo di disidentificazione  senza cadere in una modalità reattiva e rifiutante.   

Quando è il caso (sempre a seconda del problema presentato), integro il lavoro con  esercizi  di EFT (Emotional Freedom Techniques) o  con alcuni bilanciamenti Psych-k per lavorare sulla mente subconscia.

Dott.ssa Loredana Vistarini

Loredana Vistarini

Psicoterapeuta e Mindfulness Teacher, certificata dal Center for Mindfulness di Jon Kabat-Zinn, opero da anni per la diffusione e la formazione in questo ambito dopo essere stata tra primi professionisti a introdurre la Mindfulness in Italia.

error: © 2015-2020 - Loredana Vistarini - Tutti i diritti sono riservati.